ABO’70 Achille Bonito Oliva
Parallelo42 Special Edition Achille Bonito Oliva, una storia dell’arte contemporanea in presa diretta con immagini uniche. Tiratura 500 copie formato cm 24×30 spessore cm 2 / stampa colore alta risoluzione su carta patinata opaca 250 gr pagine 48 / Copertina oro con stampa a caldo nero / serigrafia opera di Carol Rama /
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Paolo Balmas: Vorrei cominciare da molto lontano. In tutte le tue bio-bibliografie, in fondo ai tuoi libri, si parla immancabilmente di un esordio, più o meno letterario, e si parla immancabilmente di poeta visivo. Da qualche parte ho letto addirittura di un tuo testo teatrale. Ma non vorrei tanto chiederti qualcosa su questa attività degli inizi, quanto su ciò che ne rimane oggi. Vorrei cioè chiederti come la vedi, come la ricordi adesso. E soprattutto vorrei chiederti come credi che possa aver influito sulla tua futura carriera di critico, vale a dire se qualcosa di quell’esperienza è stata determinante.
Achille Bonito Oliva: Intanto la mia non è una carriera di critico, ma è un’avventura intellettuale che è partita da un’identità iniziale di poeta sperimentale. Chiamato anche nel «Gruppo 63», attraverso la pubblicazione di due libri, il primo «Made in Mater» edito da San Pietro nel ’67. Il secondo «Fiction Poems» pubblicato nel ‘69 edito da Lucio Amelio. Dalla metà degli anni ‘60 ho prodotto anche una serie di poesie visive tanto che fui chiamato proprio per questo dal «Gruppo 70». Che lavorava, in un’ottica di esaltazione tecnologica, sull’incrocio di parola-immagine a partire dal mito della standardizzazione dei mass-media etc. Poi ho pubblicato anche un testo teatrale che si chiama «Il carissimo Guglielmo» giocato sulla modularità, su un programma sviluppato attraverso una macchina che produceva suoni, parole e compiti per gli attori.
Tutto questo si è svolto, diciamo, in piena solitudine con collegamenti da lontano, abitando a Napoli, una città che mi ha molto formato nella mia identità globale. […]
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