Parallelo42_11 Global Education

Parallelo42_11 Global Education di Giuseppe Stampone a cura di Parallelo42 contemporary art è una preziosa edizione ricca di contenuti speciali ed interattivi, come le carte da gioco e il cd con le musiche di Julia Kent. Infatti ci sono contributi e opere di prestigiosi autori. Mario Botta, Alberto Abruzzese, Santiago Serra, Vittorio Gaddi, Julia Kent, Giuseppe Stampone. GUARDA IL VIDEO!!

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EDIZIONE LIMITATA!! Prenota la tua raccolta per giocare al gioco dell’arte!! info@parallelo42.it

Parallelo42_11 Global Education | EVENTI CORRELATI | Castell’arte 2011 | DETTAGLI Edizione Limitata: 500 copies Formato: chiuso 24×30 cm – aperto 96×30 cm / Carta Cordenons 250 gr. Stampa quadricromia alta risoluzione, copertina in lavagna sintetica. confezione sacca in tela con gessetto.

Mariantonietta Firmani. Global educational è riflessione a posteriori del dato ormai ineludibile, sostanzialmente causa delle evoluzioni globalmente percepibili che diventano stravolgenti proprio a causa della loro repentinità. Globalizzazione in tutte le sfere della vita dell’uomo, globalizzazione che no può prescindere dal rapporto con le nuove tecnologie, le nuove tecnologie hanno un impatto irreversibile e strutturale nella mente dell’uomo e nelle relazioni sociali, impatto a cui anche gli uomini occidentali non sanno ancora far fronte: “sommergere gli indigeni sotto un diluvio di concetti ai quali nessuno li ha preparati, è stato il comportamento normale di tutta la nostra tecnologia. Ma con i media elettrici, anche l’uomo occidentale subisce la stessa inondazione.” M. McLuhan 1959.

Incontriamo il Maestro Mario Botta Architetto che ha saputo portare il suo progetto, la sua attività umana e poetica in tutto il mondo, per chiedere a lui di quale sia l’impatto che la globalizzazione ha portato: in positivo o in negativo, di contenuti e di forma, nel pensiero e nel progetto architettonico. Per prima cosa siamo comunque convinti che globalizzazione e tecnologia a parte, tutto, sempre e ancora, ha origine nel pensiero e nel cuore dell’Uomo. Mario Botta, com’è nato il suo desiderio di fare architettura?

Mario Botta: è un desiderio adolescenziale, quando ciascuno deve iniziare a pensare al proprio mondo, mi è sembrato che le mie predisposizioni mi invitassero ad una attività legata all’immagine, quindi avrei potuto forse fare anche il fotografo o anche il pittore; comunque volevo lavorare con l’immagine. Poi alla fine delle scuole medie, non volevo più continuare gli studi, quindi ho affrontato l’apprendistato di disegnatore edile, all’ora c’era questa scuola di tre anni, come disegnatore edile presso uno studio di Lugano, e da li è nata la scintilla. Lavorando come ragazzo da bottega, mi sono reso conto che c’era questa magia di poter realizzare, di poter costruire un segno che era stato tracciato sulla carta, e quindi trasformare in realtà una idea progettuale, un segno, un’intuizione, e li mi sono innamorato di questo mestiere, così successivamente è tutto risultato è facile. […]

Giuseppe Stampone […] Prolungando la linea delle interruzioni del rapporto fra storia e contemporaneità, fra spazio privato e privilegiato, della ‘gabbia’ dell’arte e spazio pubblico del villaggio globale. La mia ricerca si pone fra l’opera chiusa dentro la “gabbia d’oro” e il lavoro liberato fuori dalla “gabbia”, condiviso, connettivo, collettivo, spezzettato. Donato come nella spartizione dei pani, a tutta l’umanità a chiunque voglia mangiarlo, gettarlo o custodirlo come una reliquia. Dovevo decidere se scendere a compromessi ed essere subito riconoscibile, rassicurante come lo è un’arte autoreferenziale dentro le proprie mura: catalogabile all’interno della gabbia dorata della prospettiva Rinascimentale, ermetica e classista. Oppure parlare, compromettermi e responsabilizzare, invitare, nei miei lavori, l’esperienza di altre persone. Unire Duchamp, Warhol e McLuhan, ossia l’immagine, il gesto e il mezzo. […]

 

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