The Impossible Present Podcast

The Impossible Present Podcast. In questo audio il prezioso incontro con Melania Rossi curatrice, Delphine Valli artista, Karim El Achak architetto, Philippe Lauro-Baranès produttore musicale, Muhammad Valsan filosofo e scrittore. L’intervista è in Contemporaneamente di Mariantonietta Firmani, il podcast divulgato da Artribune.com e Parallelo42.it

The Impossible Present Podcast, scaturisce da The Impossible Present, di Delphine Valli, progetto di ricerca vincitore della X edizione dell’Italian Council con residenza a Le 18, Marrakech. A partire da Marsiglia, la ricerca sposta il baricentro dell’attenzione verso sud e include Roma, riunendo tre paesi del Mediterraneo ai quali è legata. Dunque The Impossible Present consiste nel ricongiungimento di Delphine Valli con il Maghreb dove ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza fino a 16 anni. Inizialmente la residenza artistica, avrebbe dovuto svolgersi ad Algeri. Invece, per sopraggiunti impedimenti dovuti alla situazione politica in Algeria, si è realizzata alle porte del deserto, nell’antica medina di Marrakech. The Impossible Present  è un viaggio a ritroso nel presente, alla ricerca di un futuro possibile.

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Scopri la pubblicazione The Impossible Present! Ascolta la presentazione a Palazzo Merulana, Roma.
NOTE: l’intervento di Philippe Lauro-Baranès è in francese, di seguito su questa pagina il testo in italiano
BREVI NOTE BIOGRAFCHE DEGLI AUTORI

 

Melania Rossi è critica d’arte e curatrice, laurea in Lettere e Master in Art Management, presso la Facoltà di Lettere di Firenze, dove ha tenuto un corso sulla divulgazione artistica. Curatrice indipendente di mostre in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero; dal 2013 collabora con Jan Fabre, realizzando installazioni permanenti e non, per prestigiose istituzioni. infine, la sua linea curatoriale comprende diverse ricerche in campo umanistico e scientifico, ispirate alle diverse pratiche degli artisti.

Delphine Valli artista, vive e lavora a Roma dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti, insegna Installazioni Multimediali all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua ricerca è focalizzata sulle relazioni che scaturiscono tra l’intervento artistico e lo spazio; muove dall’osservazione dell’ambiente circostante, che diviene elemento plastico delle opere. Vincitrice del X Italian Council Grant di ricerca con residenza estera (LE 18, Marrakech, Marocco); espone in gallerie e istituzioni, private e pubblici in Europa.

E poi gli incontri in Marrakech

Karim El Achak architetto, laurea in Architettura al Politecnico di Torino, master in urbanistica all’Università di Venezia. Nel 2017 fonda l’Atelier Kel a Marrakech, Studio di Architettura, Urbanistica e Design. Attualmente insegna Architettura e Urbanistica all’Università Internazionale di Rabat. Già curatore della II Biennale di Architettura di Marrakech, 2014; invita gli artigiani a interpretare il linguaggio tradizionale, mirando a innovare la tradizione architettonica marocchina.

Philippe Lauro-Baranès è musical curator e sound designer , fondatore di KamarStudios in Marocco, insieme Khalid Içame, e al compositore Gnawa Abb!s Larfaoui Baska nel 1999. Inoltre è curatore, scrittore, sceneggiatore, insegnante e terapeuta.

Muhammad Valsan è direttore della rivista Science Sacrée e dell’omonima casa editrice, specializzata nello studio comparativo dei testi fondanti e del simbolismo. è anche impegnato nel dialogo interreligioso, partecipa a numerose conferenze internazionali. Infine è docente di Etica dell’Architettura presso la Scuola Nazionale di Architettura di Marrakech (ENAM).

 

 

NOTE: l’intervento di Philippe Lauro-Baranès è in francese, di seguito il testo in italiano
“La forza è strettamente correlata alla sensazione: è necessario che una forza si eserciti su un corpo, vale a dire su un luogo dell’onda perché ci sia sensazione. È così che la musica deve rendere sonore delle forze silenziose”. Dice Gilles Deleuze, Francis Bacon, Logica della sensazione, 1981

Questo il principio ispiratore dell’installazione sonora e videografica presentata alla Biennale SB 11 di Sharjah nel 2013 “Peace is not what you believe”. Prima opera cui sono seguiti nuovi soundscape: The Shadow of the Smoking Fire (2014), Singing Maps & Underlying Melodies (2014). Ed anche: In Between Two Worlds or The Shadow of the Burnt Book (2016) Sound & Installazione video, Lights (2018) Sound & Installazione video.

Questa creazione è stata il primo completamento del lavoro inaugurato nel 1999 sugli spazi della trance. Le aree della trance sacra conosciuta come Lilah Gnawa in Nord Africa e in particolare in Marocco. Le notti sacre, composte da circa dieci ore di musica ciascuna, corrispondono ognuna a uno dei sette colori mistici che compongono l’universo. Quando abbiamo iniziato a registrare le notti sacre, abbiamo anche cercato di tradurle in: arabo, darija, dialetto popolare marocchino; in rus, lingua dimenticata dei Gnawa. Ma anche tra il darija e il darija stesso, perché, al di là dell’apparente significato figurativo, era nascosto il vero significato sepolto o dimenticato.

Quindi, a partire dall’area della trance è stato inventato il passaggio invalicabile tra i linguaggi. Trance intesa come spazio musicale e sensoriale, tessuti, colori, profumi dei jaoui: incensi della trance associati ai brani musicali, e soprattutto corpi.

Il paesaggio sonoro dei Gnawa ci ha indicato il percorso della creazione a venire. Dal suo archivio e dall’ombra di questo archivio, l’oblio, abbiamo quindi composto i nostri propri pezzi musicali contemporanei. A partire da ciò che è stato, abbiamo cercato di comporre lavorando sulle mancanze, sulle dimenticanze. Infatti la nostra composizione nasce dalla perdita dell’universo musicale, cuore segreto che racchiude il vero significato di Marrakech città immemorabile e metafisica, città-mondo, città universo.

Un obiettivo nascosto ci ispirava. Infatti, le nostre produzioni, volevano essere contro l’oblio: della propria voce, delle sensazioni del proprio corpo, del sé che è al centro del mondo Gnawa. Poi, questi principi, che dovevano essere al centro dell’avventura contemporanea dei giovani creatori, hanno ispirato l’album, Marrakech UnderMoon The Black Album.

Poi abbiamo esplorato i suoni di Marrakech, i suoni di Jemaa El Fna, da cui abbiamo composto Peace is not What you Believe. Questa sperimentazione musicale presuppone l’ipotesi che le trame urbane contemporanee producano l’oblio. La profusione sonora, ma non solo, la scomparsa di alcuni suoni a favore di altre incessanti produzioni sonore frattura la percezione. Soffoca il sensibile e crea una separazione tra il corpo e l’ambiente, il corpo e l’individuo stesso. I brani musicali creati a partire dai suoni di Jemaa El Fnaa, la piazza delle anime immemorabili, si proponevano di creare effetti spaziali, sensoriali. Spazi sonori capaci di suscitare risorgenze mnesiche di cui il nostro corpo è il luogo, in movimento, immaginarie, creatrici, al posto delle dimenticanze. Il vero spazio sonoro, il paesaggio sonoro, è il corpo.

Dunque, all’origine ci cono i suoni vivi e realistici della città e della piazza, rumori, voci, canti amazigh e canti sacri, antichi e contemporanei. Infine, il paesaggio sonoro di Peace is not what you believe è come una pelle risonante dispiegata. Le impronte, gli strati di silenzi e di note, disvelano l’inaudito della nostra stessa voce, dimenticata, per creare e aprire un nuovo spazio da abitare. Presentare piuttosto che rappresentare.

 

Inoltre, Scopri le nostre produzioni Disponibili a richiesta testi e immagini per studi e ricerche. Trovate video degli incontri sul nostro canale Youtube